Le strutture della Saepinum romana sono state riportate alla luce per la gran parte negli anni ’50; il foro, la basilica, porta Bojano, parte della cinta muraria e degli edifici; le successive campagne di scavo si sono incentrate sulle aree del foro e del teatro. Importantissimo è questo complesso archeologico con le sue rovine inserite in uno scenario unico: un paesaggio agrario del quale sono state conservate le emergenze di edilizia rurale sei-settecentesca.
L’area occupata dalla cittadina, a pianta quadrangolare del perimetro di circa 1250 metri, era racchiusa da mura turrite – nelle quali si aprivano quattro porte che corrispondono alle testate del cardo e del decumano – notevole opera di ingegneria militare, costruita tra il 2 a.C e il 4 d.C. da Tiberio, il futuro imperatore, a spese proprie e del defunto fratello, Druso; le porte più importanti, che si ornano di elementi scultorei, sono Porta Bojano (su questa è inciso un importante documento del II secolo d.C. relativo alla transumanza) e Porta Benevento.
All’incrocio tra cardo e decumano si trova il foro sul quale affacciano i resti di alcuni dei più importanti edifici pubblici: un tempio, la Curia, le terme di Silvano, la basilica (di età augustea); tutte le costruzioni hanno tracce di restauri per tutto il IV sec d.C. Uno degli edifici meglio conservati è il teatro, addossato alla cinta muraria, e la cui costruzione pare sia a questa di poco posteriore, su parte del quale vennero edificate nel XVIII secolo delle casette rurali che oggi, conservate e restaurate, contribuiscono ad aumentare il fascino del luogo; nei pressi del teatro si trova il Museo in cui sono conservati i reperti di maggiore interesse venuti alla luce durante gli scavi.
Vanno segnalati anche i monumenti funerari di Publio Numisio Ligure e di C. Ennio Marso – fuori della cinta muraria (il primo lungo il tratturo, il secondo sulla strada per Benevento) – di età augustea. Nell’attuale abitato è da visitare la chiesa di Santa Cristina che conserva un notevole altare in commesso marmoreo di età barocca. Sin dal passato Sepino è famosa pure per le terme, dove si produce un’ottima acqua minerale “Sepinia”.
Cenni storici
Il significato del toponimo è “luogo fortificato”. La frequentazione del territorio è documentata con sicurezza da reperti della prima età del Ferro (la segnalazione di una sepoltura la farebbe anticipare al Neolitico, ma essa viene ritenuta di scarsa attendibilità).
L’origine dell’insediamento sannitico (la futura, Saepinum romana) viene fatta risalire già a prima del IV sec. a.C.: esso nacque come luogo di commercio e di sosta all’incrocio di due grandi vie di comunicazione, (una giunta fino ai tempi nostri come tratturo, il Pescasseroli-Candela) e l’altra che collegava la pianura con la zona montana del Matese; il sito fu anche sosta di greggi durante la transumanza. In contemporanea alla formazione dell’insediamento sulla collina (Terravecchia) fu costruito (IV sec. a.C.) un centro fortificato a difesa e ricovero degli abitanti della pianura in caso di pericolo. Saepinum nel II sec. a.C. già era una cittadina evoluta, come attestano i resti delle costruzioni di quel tempo.
La vera fioritura si ebbe dopo la Guerra Sociale (91-89 a.C.) con l’istituzione del municipium, che favorì l’urbanizzazione. La decadenza iniziò in seguito al terremoto de1346; la cittadina continuò a vivere anche nell’alto Medioevo (chiamata Altilia), ma per le incursioni e le devastazioni dal IX secolo gli abitanti si raccolsero su un’altura, l’attuale Sepino.
La più antica notizia feudale risale al periodo normanno (1119), quando Roberto conte di Boxano donò Sepino in feudo al monastero di Santa Sofia di Benevento. Sotto gli Svevi era dei conti di Molise. Divenuta Terra Regia, nel 1309 Roberto d’Angiò la concesse a Bartolomeo di Capua, alla cui famiglia appartenne sino al 1386, anno in cui Carlo III di Durazzo la assegnò a Iacopo Cantelmo. Nel XV secolo i di Capua ridivennero feudatari, conservandone il possesso fino al 1558; in quell’anno Giovanna Orsini di Capua, madre e tutrice di Giovanni conte di Altavilla, vendette il feudo di Sepino a Domizio Caracciolo, “con patto de retrovendendo” cedendo poi “il diritto della ricompera” due anni dopo a Gennaro Caracciolo.
Nel 1566 Giovanni di Capua, conte di Altavilla, lo vendette a Scipione Carafa; ultimo titolare di questa famiglia fu Francesco che, alla sua morte (1680 ca), lasciò il feudo alla figlia che aveva sposato un cavaliere della famiglia della Leonessa, ai cui discendenti rimase sino all’abolizione della feudalità.
Provincia: CB
Abitanti: 2180
Altezza s.l.m.: m 700
Superficie kmq: 62
Distanza da Campobasso: km 29
MUNICIPIO:
Piazza Prisco Nerazio, 40 – 86017
Tel.: 0874.790132
Fax: 0874.790502